Quello che ci è richiesto oggi, da un mondo che cambia velocemente, è trovare soluzioni concrete che portino la Lombardia a confrontarsi alla pari con le grandi regioni d’Europa, non a farsi bella nella comparazione con quelle più arretrate.

Non basta che Milano vada di corsa. Se la partita è con le grandi regioni metropolitane d’Europa, non basta il successo di una città da 1,3 milioni di abitanti, e neppure quello della città metropolitana. Il confronto è con regioni da 10 milioni di abitanti, come l’Île de France o la regione di Londra, o con il sud della Germania, che ha 23 milioni di abitanti. Dobbiamo essere capaci di costruire una strategia di tutto il bacino padano – e lo faremo lavorando insieme alle altre regioni. Dobbiamo avere in mente uno sviluppo multipolare in cui Milano riversi sull’intero territorio lombardo il suo contributo di innovazione e contemporaneamente tragga forza, e solidità, dalla grande piattaforma produttiva lombarda, dai suoi territori.

Il governo della regione, in questi anni, si è dimostrato del tutto inadeguato rispetto a queste sfide, perché manca di visione, perché non ha in mente un modello di sviluppo, nella sua testa non ha una geografia dei bisogni e delle opportunità. E’ un governo che non sa valorizzare le differenze rendendole ricchezze. La Lombardia va perché ha una storia di concretezza, perché ha una grande capacità di auto-organizzazione, perché possiede una energia sociale straordinaria – ma manca di una guida.

Per questo io dico che per vincere le sfide che davvero proiettino la Lombardia nell’Europa che compete sulla qualità della vita e sul valore aggiunto occorre fare molto, tutti insieme, e fare meglio.

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