In Italia l’1% delle famiglie possiede il 20% della ricchezza finanziaria italiana. Nel mondo le cose vanno peggio: l’1% delle famiglie detiene il 45% della ricchezza. Guerre e carestie producono il resto a formare quel disastro che spinge milioni di persone a muoversi per sopravvivere.

Nel fenomeno migratorio non ci sono facili soluzioni (io non le ho) ma non ci è consentito tenere 629 persone, uomini-donne-bambini, in ostaggio in mare come sta avvenendo con la nave Aquarius.

Non possono essere loro la goccia che fa traboccare un vaso fatto di:

  • classi dirigenti corrotte nei Paesi di provenienza e spese in armi anziché in sviluppo,
  • mancanza di una visione e di un’azione comune e lungimirante, almeno a livello europeo, per affrontare un dramma epocale,
  • non volontà di suddividere il peso tra i Comuni (a livello provinciale solo 55 Comuni su 242, il 23%, si sono resi disponibili ad accogliere i migranti e Treviglio non è tra questi).

Se si vuol fare la faccia dura contro chi patisce la fame a casa sua, viene torturata in Libia, rischia la vita in mare… allora si abbia la decenza di intraprendere azioni di pari decisione contro le cause di tutto questo. Non mi riconosco in un’Italia forte con i deboli e debole con i forti.

La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 dice: «(art. 1) Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Certo sono passati tanti anni ma la forza di queste parole rimane, anche se c’è chi di continuo costruisce diversità per giustificare il fatto che altri valgono meno (quanto è lunga la sequenza prodotta dalla sola Lega Nord: meridionali, marocchini, albanesi, neri, nomadi…).

In una società diseguale (come dato di fatto) e ingiusta (a mio personale giudizio) la politica non deve coltivare il rancore e speculare tra povertà perché non ci sono classifiche da fare ma bisogni cui rispondere pur senza semplificazioni e nella gradualità dei passi da compiere.

Non possiamo risolvere i problemi del mondo ma tutto quello che è possibile fare qui ed ora cerchiamo di farlo. Sempre si può tentare qualcosa per ridurre la sofferenza degli altri.

Non chiudiamo i porti.

Davide Beretta

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